CARLO CRIVELLI
(Venezia, 1430? – Ascoli Piceno, 1495)
Incoronazione della Vergine con la Trinità e santi
1493
olio e tempera su tavola
Pietà 128×225 cm – Incoronazione della Vergine 225×225 cm
OPERA
L’Incoronazione della Vergine con la Trinità e santi, a firma CAROLVS CRIVELLVS VENETVS MILES PINXIT MCCCCLXXXXIII, è l’ultima opera di Carlo Crivelli, pittore di origine veneta attivo nelle Marche. Collocata originariamente in san Francesco a Fabriano, giunse a Brera insieme alla cimasa, raffigurante una Pietà, nel 1855. Entrambe le tavole facevano probabilmente parte di un insieme i cui arredi andarono dispersi sul mercato antiquario quando la chiesa marchigiana fu abbattuta, nel 1780.
Ancora oggi si conserva il documento notarile di commissione dell’opera al pittore Carlo Crivelli, trasferitosi nelle Marche: nei due anni previsti per il lavoro, che gli fu pagato 250 ducati, l’artista avrebbe goduto gratuitamente di alloggio, grano, vino e legna da ardere, fornitigli dai frati.
Secondo il suo tipico stile, la scena è affollatissima e colma di dettagli, fino all’esasperazione descrittiva: Gesù incorona Maria, e i due sono a loro volta incoronati da Dio Padre, rappresentato in scorcio prospettico sopra le loro teste, sorretto da una nuvola di impalpabili serafini rossi, ardenti di carità.
BIOGRAFIA
Originario di Venezia, fratello maggiore del pittore Vittore, si forma a Padova e in seguito lavora soprattutto nel sud delle Marche diventando, di fatto, il più importante artista attivo sul bacino dell’Adriatico, esclusa la laguna veneta.
Abbandona la città natale in seguito allo scandalo provocato dal rapimento della moglie di un marinaio, con la quale aveva convissuto per alcuni mesi, fino al suo arresto con condanna a sei mesi di carcere e multa.
Il suo stile è in bilico: da un lato, le novità prospettiche, il disegno espressionista e nervoso; dall’altro, un prezioso gusto decorativo tardogotico tra marmi screziati, tessuti lavorati, frutti e animali, arabeschi dorati. L’artista sceglie di isolarsi dalle grandi novità del Rinascimento che attraversano la penisola.
Nel 1812, le spoliazioni degli enti ecclesiastici sotto Napoleone portarono a Brera diverse opere marchigiane ma furono soprattutto gli inglesi ad apprezzare l’arte di Carlo Crivelli, restituendogli l’importanza e il ruolo che gli compete.