FRANCESCO HAYEZ
(Parigi, 9 gennaio 1590 – Parigi, 30 giugno 1649)
Vaso di fiori sulla finestra di un harem
1881
olio su tela
125 x 94,5 cm
OPERA
Francesco Hayez dipinge Vaso di fiori sulla finestra di un harem nel 1881, un anno prima della morte, destinandolo a Brera nel testamento. All’Accademia di Belle Arti, dove si trovava anche il suo studio, fu infatti titolare della cattedra di pittura per sessant’anni.
Nell’opera, il tema orientaleggiante di gran moda all’epoca, già presente nella sua Odalisca, si coniuga a quello della natura morta floreale, precedentemente affrontato dall’artista in Malinconia.
Al centro del campo visivo, con un’inquadratura oltremodo scorciata, è collocato un vaso. Il punto di vista dello spettatore è portato decisamente in basso; i contrasti cromatici tra l’ombra del vano della finestra di un harem e i toni brillanti e accesi dei fiori recisi, descritti con minuzia fiamminga, mettono in risalto il soggetto principale: non il vaso fiorito, non la ragazza, ma le sue splendide mani aggraziate.
BIOGRAFIA
Francesco Hayez (Venezia, 1791 – Milano, 1882) è il più grande pittore del movimento romantico italiano. Alcune sue opere, come il celebre Bacio, dipinto in tre versioni, sono simboli riconosciuti dell’Unità d’Italia. Grazie alle sue accuratissime ricostruzioni storiche, agli accenti sentimentali, al sentire politico, l’artista si pone per importanza al livello di Alessandro Manzoni in letteratura.
Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, vince una borsa di studio per un soggiorno a Roma, dove conosce il celebre scultore neoclassico Antonio Canova. Trascorre quasi interamente la sua carriera a Milano, dove si trasferisce nel 1822, quando ottiene una cattedra all’Accademia di Brera di cui diventerà poi direttore. Nella città lombarda conquista un ruolo di primo piano anche come sublime ritrattista: in particolare, si distingue il ritratto dedicato all’autore dei Promessi sposi, poi riprodotto su tutti i manuali di scuola, dove, grazie alle sue capacità d’introspezione psicologica, coglie magistralmente la riservatezza d’animo dello scrittore.