Raffaello Sanzio (Raffaello Santi)/ Raphael

Urbino 1483 – Roma 1520

Sposalizio della Vergine

1504, firmato e datato

Olio su tavola

170×118 cm

Pinacoteca di Brera, da Città di Castello, San Francesco

OPERE

Lo Sposalizio della Vergine, ordinato da Lodovico Albizzini per San Francesco a Città di Castello, rappresenta eloquentemente la capacità di Raffaello di assimilare in modo originale lo stile dei più moderni artisti con i quali viene in contatto. Il termine di confronto è un’opera illustre e pressoché contemporanea: la pala (commissionata nel 1499 e non ancora finita nel 1502, ora a Caen Musée des Beaux Arts) dipinta dal Perugino ─ allora il pittore più famoso d’Italia ─ per la cappella del Duomo di Perugia realizzata nel 1488 per la reliquia del Sant’Anello, un sigillo di età romana creduto l’anello nuziale di Maria. A quest’epoca lo Sposalizio della Vergine è spesso ambientata all’interno del Tempio di Gerusalemme. Perugino e Raffaello, invece, lo collocano in una piazza davanti all’edificio, la cui forma riflette la discussione nell’architettura del Quattrocento sul tema della chiesa a pianta centrale. Raffaello dimostra una perfetta comprensione del classicismo sentimentale dell’umbro e, al tempo stesso, ottiene un risultato più naturale grazie a una magistrale padronanza della prospettiva e della geometria.  La piazza è aperta sulla campagna, le lastre del pavimento scalano verso l’orizzonte oltre il Tempio la cui porta coincide con il punto di fuga prospettico. I personaggi sono disposti seguendo la progressione dei riquadri del pavimento, quelli in primo piano a semicerchio.
Il racconto dello Sposalizio della Vergine deriva dall’apocrifo Libro di Giovanni (II secolo), ed è divulgato dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varazze (fine XIII secolo) e da altri testi. Al compimento del quattordicesimo anno di Maria, cresciuta nel Tempio di Gerusalemme, secondo la legge di Mosè, il sommo sacerdote convoca i discendenti celibi di Davide per maritarla. I rami portati da ciascuno sono posti sull’altare: sarà scelto colui il cui ramo fiorirà miracolosamente. Nel dipinto di Raffaello vediamo san Giuseppe con il suo bastoncino fiorito e, ai lati del sacerdote e degli sposi, le compagne di Maria nel Tempio e i pretendenti delusi.

BIOGRAFIA

Raffaello nasce a Urbino nel 1483, figlio Giovanni Santi (1440/ 1445 – 1490), colto pittore della corte dei Montefeltro, letterato e poeta. Giorgio Vasari nelle Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori (1550 e 1568), afferma che Giovanni abbia mandato il figlio a Perugia come apprendista di Pietro Vannucci. Tale notizia  non è provata: nel 1494, alla morte del padre, Raffaello ha undici anni e non si sa nulla di lui di lui fino al dicembre 1500, quando firma il contratto per la pala con l’Incoronazione di san Nicola da Tolentino della cappella Baronci in Sant’Agostino a Città di Castello insieme a Evangelista di Piandimeleto, già collaboratore di Santi (i frammenti del dipinto, danneggiato da un terremoto nel 1789, si trovano al Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli, al Musée du Louvre a Parigi, alla Pinacoteca Tosio Martinengo a Brescia).

Nei primi anni del Cinquecento, in ogni modo, egli si mostra recettivo nei confronti dei principali pittori umbri: Luca Signorelli, Perugino e Bernardino di Betto detto Pintoricchio. Con quest’ultimo collabora nel 1502 a Siena, nella Libreria Piccolomini in Duomo e alla perduta pala Sergardi per San Francesco della quale Raffaello dipinge la predella. Come dimostra lo Sposalizio della Vergine di Brera, in questa fase l’assimilazione dello stile di Perugino è tale che una parte della critica ritiene attendibile la notizia di un passaggio nella sua bottega. Il giovane artista, inoltre, è erede della cultura prospettica peculiare di Urbino a partire dalla presenza di Piero della Francesca e Francesco di Giorgio Martini, ma conosce anche le stampe di Mantegna, è al passo con gli studi sull’antico e sull’architettura. 

Nell’autunno 1504 Raffaello si trasferisce a Firenze dove rimane fino al 1508, mantenendo comunque rapporti e impegni con Urbino e Perugia. Il suo stile subisce una svolta a contatto con la tradizione quattrocentesca locale — Masaccio, Donatello, Luca Della Robbia — e con i maestri più moderni del momento: Piero di Cosimo, Fra Bartolomeo, Michelangelo e Leonardo da Vinci. Appartengono a questa fase la Deposizione commissionata da Atalanta Baglioni per San Francesco in Prato a Perugia (Roma, Galleria Borghese), la Sacra Famiglia con l’agnello (Madrid, Museo del Prado, la cosiddetta Belle Jardinière (Parigi, Musée du Louvre), la Madonna di Orlèans (Chantilly, Musée Condé) i Ritratti di Agnolo e Maddalena Doni (Firenze, Galleria degli Uffizi), la Madonna del baldacchino per Santo Spirito (Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti). 

Raffaello è documentato a Roma nel 1509, quando è impegnato ad affrescare la Stanza della Segnatura nei Palazzi Vaticani, su commissione di papa Giulio II che presto lo preferisce ad altri importanti artisti da lui precedentemente ingaggiati per decorare i suoi appartamenti. Il lavoro procede con la decorazione della Stanza di Eliodoro (ultimata nel 1514), con quella dell’Incendio di Borgo (entro il 1517) e con quella di Costantino, portata a termine dai collaboratori dopo la morte dell’artista nel 1520. intorno al 1512 Raffaello partecipa alla decorazione della villa del banchiere senese Agostino Chigi (la Faresina) affrescando il Trionfo di Galatea e nel 1514 decora la cappella dello stesso personaggio in Santa Maria della Pace, forse da lui stesso progettata. Per Leone X, papa fra il 1513 e il 1521, egli progetta Villa Madama, fornisce i disegni per gli arazzi della Cappella Sistina, affresca le Logge Vaticane, dipinge il Ritratto di Leone X con i cardinale Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi (1518, Firenze, Galleria degli Uffizi). Il pontefice lo nomina prefetto delle antichità di Roma e architetto della Fabbrica di San Pietro. L’ultima opera è la Trasfigurazione (Musei Vaticani), commissionata dal cardinale Giulio de’ Medici nel 1518 per la cattedrale di Narbonne che, incompiuta alla morte di Raffaello il 6 aprile 1520, resta a Roma in San Pietro in Montorio.

Negli anni romani, anche grazie allo studio dell’arte antica, Raffaello mette a punto uno stile classico che influenzerà l’arte occidentale per i secoli a venire. Nei suoi cantieri è affiancato da collaboratori che, dopo di lui, saranno portatori del suo linguaggio: Giulio Romano, Giovan Francesco Penni, Giovanni da Udine, Polidoro da Caravaggio. Le sue opere hanno una diffusione vastissima e duratura grazie alle stampe realizzate su disegni suoi e degli allievi da Marcantonio Raimondi, Agostino Veneziano e altri incisori.